Foreste, dalla successione ecologica alla corsa al ripristino. Una panoramica sul nostro polmone verde
Dieci anni sono trascorsi da quando, nel 2012, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, proclamò il 21 marzo “Giornata Internazionale delle Foreste”. Da allora, ogni anno si celebra questa ricorrenza con l’obiettivo primario di accresce la consapevolezza verso l’importanza che le foreste e, più in generale, tutti i tipi di vegetazione hanno per la sopravvivenza del nostro Pianeta.
Le foreste forniscono cibo, acqua e materie prime, il manto arboreo è un efficace regolatore di clima e gas atmosferici, le radici forniscono stabilità al suolo e mitigano i dissesti idrogeologici. Questi sono solo alcuni dei benefici che le foreste donano al nostro Pianeta.
Dall’Ordoviciano ad oggi
Un recente studio del 2020, condotto dal geologo Greg Retallack dell’Università dell’Oregon conferma che le prime piante comparvero circa 460 milioni di anni fa, durante il periodo dell’Ordoviciano. Alle prime piante pioniere (prime piante colonizzatrici di nuove terre), seguì una successione ecologica (successione vegetazionale durante la quale si passa dai muschi alle piante erbacee, agli arbusti e così via fino alle foreste) della durata di quasi 100 milioni di anni, che si concluse con lo stato di climax circa 350-400 milioni con la comparsa, per l’appunto, delle prime foreste. Da allora le piante, utilizzando acqua e sali minerali contenuti nel terreno, convertono l’anidride carbonica, attraverso la fotosintesi clorofilliana, in ossigeno, rendendo l’atmosfera idonea allo sviluppo della vita così come la conosciamo.
Un costante declino
Nonostante la loro immensa utilità, le foreste sono in continuo declino. Secondo i dati del WWF, negli ultimi trenta anni, la superficie forestale a livello globale, si è ridotta di oltre 420 milioni di ettari (1 ha corrisponde a 10.000 ), con un ritmo che, dal 2010, corrisponde a circa 4,7 milioni di ettari persi ogni anno. La perdita del patrimonio arboreo è dovuta principalmente al fenomeno della deforestazione, oltre che al sovrasfruttamento delle stesso, all’inquinamento, agli incendi dolosi ed ai conflitti antropici.
Gli hot-spot di perdita forestale si riscontrano principalmente nelle aeree più povere e nei paesi in via di sviluppo, dove la dipendenza dalle risorse boschive è elevata. Secondo il Global Forest Resources Assessment 2020 (FRA 2020), cioè la valutazione globale delle risorse forestali basata sull’analisi di oltre sessanta variabili, legate alle foreste in 236 paesi e territori, durante un periodo di 30 anni, dal 1990 al 2020, un terzo della Terra è coperto da foreste. Questa valutazione mostra che più della metà delle foreste, il 54% circa, risiede in soli 5 paesi: il 20% nella Federazione Russa, il 12% in Brasile, il 9% in Canada, l’8% negli Stati Uniti, il 5% in Cina ed infine il 46% nel resto del mondo (Fig.1; Fig.2).
Di questo 100%, il 45% è costituito da foreste tropicali, il 27% da foreste boreali, il 16% da foreste temperate e il 12% da foreste subtropicali (Fig. 3).
Attualmente l’Africa ha registrato il tasso di perdita annua (progressivo) più alto, con 3,9 milioni di ettari persi dal 2010 al 2020, seguito dal Sud America con una perdita (in decremento rispetto al ventennio precedente) di 2,6 milioni di ettari. Il continente asiatico ha invece registrato, in controtendenza, un incremento con il più alto tasso di guadagno in termini di copertura forestale negli ultimi dieci anni.
La situazione in Italia
In alcuni dei paesi più sviluppati, come l’Italia, si registra invece un aumento spontaneo della superficie forestale. Quest’aumento è il frutto, oltre che delle campagne di sensibilizzazione e conservazione, del progressivo abbandono delle aree montane da parte dell’uomo, con la conseguente diminuzione dell’impatto antropico. Nel nostro paese è stato registrata una continua e graduale espansione delle aree forestali, con un incremento negli ultimi 30 anni di 3 milioni di ettari, tanto da arrivare a coprire circa un terzo del territorio nazionale portando, come evidenziato in questo articolo de La Repubblica, alla situazione attuale esposta nei grafici (Fig. 4; Fig.5).
Perché tutelarle?
Proteggere e recuperare le foreste significa proteggere la biodiversità. Le foreste, infatti, sono tra gli ecosistemi più ricchi (in termini di biodiversità) del Pianeta, ospitando gran parte delle specie vegetali ed animali. Oltre a questo, proteggono la stabilità del suolo e regolano l’equilibrio idrogeologico dei versanti montani, mantengono e migliorano la qualità dell’acqua grazie all’azione filtrante delle radici oltre a mitigare gli effetti del cambiamento climatico in atto e fungono da serbatoio di accumulo e conversione dell’anidride carbonica
Cosa può fare ciascuno di noi
Favorire e scegliere il turismo sostenibile, una valorizzazione del patrimonio forestale permetterebbe una maggiore tutela dello stesso e di tutte le forme di vita che lo abitano. Un controllo più severo delle aree forestali preverrebbe l’insorgere di problematiche come l’inquinamento dovuto all’abbandono dei rifiuti o lo scoppio di incendi dolosi e spontanei.
Informare e sensibilizzare le menti più giovani in modo che crescano con la consapevolezza di ciò che hanno a disposizione, dei benefici associati alla presenza delle foreste e delle conseguenze derivanti dal decremento o dalla perdita delle stesse.
Anche nel proprio piccolo quotidiano, ognuno di noi può fare la propria parte, influenzando il mercato scegliendo prodotti legnosi e non legnosi come carta, sughero, ecc. che hanno una origine certificata FSC (certificazione internazionale specifica per il settore forestale e per i prodotti legnosi e non legnosi) incentivando quindi lo sfruttamento sostenibile e certificato delle foreste.
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