IPCC: milioni di Europei a rischio per la crisi climatica, specie nell’area del Mediterraneo
Il rapporto dell’IPCC sugli Impatti, l’Adattamento e le Vulnerabilità connesse alla crisi climatica ha dato largo spazio all’analisi della situazione dell’Europa e dell’area del Mediterraneo.
Il riscaldamento globale di 1,1°C sta già avendo effetti sull’ecosistema e sulla società umana nel nostro Continente: la crisi climatica sta di fatto già aumentando la frequenza degli eventi meteo estremi, ondate di caldo intenso, anche a livello marino, con un aumento dei danni alle popolazioni, agli ecosistemi e alle infrastrutture, con conseguenze anche sulla disponibilità di acqua ed energia.
La condizione europea e mediterranea è stata oggetto della intervista che abbiamo realizzato a Gonéri Le Cozannet, ricercatore scientifico ed esperto di cambiamenti climatici per l’Ufficio di ricerca geologica e mineraria francese BRGM, nonché co-autore del rapporto IPCC sugli Impatti, l’Adattamento e le Vulnerabilità connessi alla crisi climatica.
Tra siccità, ondate di caldo, scarsità di acqua e innalzamento del livello del mare, il Mediterraneo è un “hotspot” del cambiamento climatico
Periodi di siccità diventeranno con buona probabilità sempre più frequenti nel Mediterraneo settentrionale, e quindi in Italia. La superficie del Mediterraneo si è scaldata di ben 0.29-0.44°C per decennio dagli anni ’80, mentre il livello del mare sta aumentando ad un ritmo di circa 1,5 mm l’anno nel corso 20mo secolo. E sono ben 150 milioni le persone che abitano sulle coste del Mediterraneo (un terzo della popolazione dell’area mediterranea). Inoltre, secondo gli scienziati dell’IPCC, sebbene non sia stato rilevato un trend relativo allo sviluppo dei cosiddetti “medicane“- gli “uragani” del Mediterraneo – in futuro la loro formazione potrebbe diventare meno frequente, ma la loro intensità sembra destinata ad aumentare.
Il bacino del Mediterraneo è quindi un “hotspot” del cambiamento climatico: ciò significa che è una delle zone del Mondo che subirà maggiormente l’aumento delle temperature proprio perché più vulnerabile.
I rischi connessi al cambiamento climatico sono infatti particolarmente elevati attorno al Mar Mediterraneo. Tra i motivi che concorrono a renderci più vulnerabili c’è l’esposizione a intense ondate di calore da parte di un gran numero di persone e zone urbane, in cui l’accesso ai sistemi di condizionamento dell’aria è ancora inesistente; un alto numero di abitanti in zone costiere, esposti quindi all’aumento del livello del mare; la previsione di una minore disponibilità di acqua, che già oggi interessa 180 milioni di persone solo attorno al Mediterraneo; la sempre maggiore domanda di acqua da parte dell’agricoltura; la forte dipendenza dal turismo, che secondo gli esperti tenderà a ridursi nell’area; la perdita di ecosistemi, già oggi minacciati dalle attività umane.
Questo mix climatico avrà impatti sempre più importanti, non solo sulle infrastrutture o sull’agricoltura, ma anche nel settore energetico: con un riscaldamento di 3°C, infatti, si stima che la produzione potenziale di energia idroelettrica possa crollare addirittura del 40%. Cali meno intensi, ma comunque significativi potrebbero verificarsi anche con un riscaldamento di 2 o 1,5 gradi, stimati rispettivamente intorno al 10% e il 5%.
Nel rapporto dell’IPCC è stato dedicato spazio anche al caso particolare di Venezia, una delle città più a rischio a causa dell’innalzamento del livello del mare e non solo: tra le principali criticità per Venezia c’è anche l’aumento delle inondazioni, il riscaldamento, l’inquinamento, l’arrivo di specie invasive, i cambiamenti batimetrici e idrodinamici, e il moto ondoso provocato dal traffico marino. Secondo gli esperti senza azioni di adattamento, la città potrebbe subire danni tra 7 e 17 miliardi di euro nei prossimi 50 anni. Il sistema MOSE, inoltre potrebbe diventare fondamentale, con una attivazione di 2-3 settimane ogni anno con un aumento di 30 cm, di 2 mesi l’anno con 50 cm e addirittura di 6 mesi l’anno con un aumento di 75 cm.
Si tratta di prospettive complesse che hanno impatto non solo a livello infrastrutturale, ma anche e soprattutto sul nostro stile di vita, e sulla salute delle persone e della nostra economia. Un chiaro avvertimento che gli scienziati dell’IPCC hanno voluto dare specialmente alla politica, che ora è chiamata a intervenire in modo deciso e risolutivo per evitare i danni e i pericoli a cui saremo sicuramente esposti tra qualche decennio a causa del riscaldamento globale.
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