L’eruzione a Tonga potrebbe danneggiare l’ambiente per anni: il punto della situazione
Sabato 15 gennaio le immagini dell’eruzione di un vulcano sottomarino nelle isole Tonga hanno fatto il giro del mondo. L’esplosione ha fatto sparire quasi del tutto l’isola Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, e l’onda d’urto ha percorso tutto il nostro Pianeta a una velocità 3 volte superiore a quella del suono.
The pressure wave generated by the volcanic eruption in 🇹🇴Tonga just went over Europe.
A barometer in 🇨🇭Switzerland measured a 2.5 hPa amplitude. These facts are reminders that we all share the same atmosphere, all around the 🌎🌍🌏globe. https://t.co/49CdeiNZ5x— World Meteorological Organization (@WMO) January 15, 2022
Anche in Europa i barometri hanno registrato l’arrivo dell’onda d’urto, con un improvviso picco di pressione che, come ha sottolineato l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, ci ha ricordato «che condividiamo tutti la stessa atmosfera, in tutto il mondo».
The pressure wave generated by the volcanic eruption in 🇹🇴Tonga just went over Europe.
A barometer in 🇨🇭Switzerland measured a 2.5 hPa amplitude. These facts are reminders that we all share the same atmosphere, all around the 🌎🌍🌏globe. https://t.co/49CdeiNZ5x— World Meteorological Organization (@WMO) January 15, 2022
Le conseguenze più immediate e spaventose dell’eruzione si sono osservate sugli oceani, con lo tsunami che ha colpito le isole di Tonga e onde anomale che si sono riversate su diverse coste affacciate sul Pacifico, come in California e in Perù.
Ma gli effetti di quello che è successo sabato riguardano numerosi altri aspetti, e potrebbero protrarsi per anni: sono legati soprattutto alla grande quantità di cenere e ai gas che sono stati sprigionati dall’esplosione, che secondo gli esperti è stata la più violenta che sia stata registrata in tutto il Pianeta negli ultimi 30 anni.
Preoccupano le conseguenze dell’eruzione sull’ambiente: minacciata anche la sicurezza alimentare degli abitanti di Tonga
Le immagini catturate dallo spazio mostrano bene l’enorme colonna che si è innalzata nell’atmosfera al momento dell’eruzione: un’esplosione di fumo, cenere, gas e vapore è schizzata fino a 20 chilometri di altezza. Le conseguenze minacciano l’ambiente e gli abitanti della regione sotto numerosi aspetti.
The violent eruption a few hours ago of the Hunga Tonga-Hunga Haʻapai volcano captured by satellites GOES-West and Himawari-8. pic.twitter.com/PzV5v9apF6
— Wonder of Science (@wonderofscience) January 15, 2022
Una delle prime criticità evidenziate dagli scienziati riguarda il rischio di piogge acide. Il vulcano ha liberato nell’atmosfera grandi quantità di anidride solforosa e ossido di azoto, dei gas che quando interagiscono con l’acqua e l’ossigeno presenti nell’atmosfera danno origine al fenomeno che conosciamo come pioggia acida. Come riferisce l’agenzie Reuters, il vulcanologo Shane Cronin dell’Università di Auckland ha spiegato che, con il clima tropicale dell’arcipelago, «è probabile che intorno a Tonga ci saranno piogge acide per un po’» e, a seconda di quanto si protrarranno le eruzioni, «la sicurezza alimentare potrebbe essere compromessa». Le piogge acide provocano infatti gravi danni alle coltivazioni, e analizzando come il pennacchio emerso dall’eruzione si estenda verso ovest nelle immagini satellitari, gli esperti avvertono che anche le Fiji potrebbero essere interessate dal fenomeno.
L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari ha fatto sapere che sono in corso monitoraggi della qualità dell’aria e ha consigliato agli abitanti delle Fiji di coprire i serbatoi dell’acqua domestici e di rimanere al chiuso in caso di pioggia.
L’impatto dell’eruzione minaccia anche il mare, in un arcipelago in cui cibo e sussistenza, per la maggior parte degli abitanti, dipendono proprio dall’oceano. In questo caso, i rischi sono legati soprattutto alla cenere.
Una coltre di cenere ha ricoperto le zone interessate dall’eruzione, cadendo in abbondanza anche nell’oceano, dove rischia di provocare gravi danni alla vita marina.
L’attività vulcanica che ha preceduto l’esplosione del 15 gennaio aveva già allarmato gli esperti, e all’inizio di gennaio il servizio geologico di Tonga aveva avvertito che l’acqua di mare della zona era stata «contaminata da scariche vulcaniche tossiche» e che i pesci pescati nelle acque vicino al vulcano avrebbero potuto essere «velenosi».
Con la cenere che ora si è riversata nell’oceano la situazione non può che peggiorare: secondo gli esperti molti pesci moriranno, e i sopravvissuti saranno costretti a spostarsi in altre zone. Può cambiare anche al struttura stessa del fondale marino, con la creazione di ostacoli inediti per le barche.
Grave la minaccia anche per le barriere coralline, già colpite duramente dagli effetti della crisi climatica, che rischiano di essere soffocate dalla cenere.
Oltre a comportare danni enormi per l’economia, in particolare per l’importanza che le barriere coralline hanno per il turismo, perderle può compromettere anche la capacità delle isole di Tonga di far fronte alle mareggiate e all’innalzamento del livello del mare, che qui avanza a un ritmo doppio rispetto alla media globale, con un innalzamento medio di circa 6 millimetri all’anno.
Per quanto riguarda il clima globale, secondo gli scienziati l’eruzione non è stata abbastanza potente da avere un’influenza diretta. In particolare, secondo le stime l’esplosione avrebbe liberato nell’aria 400 milioni di chilogrammi di anidride solforosa: una quantità enorme, che tuttavia non basta ad alterare significativamente le temperature del pianeta.
Lo scenario potrebbe cambiare però, avvertono, se il vulcano farà registrare altre esplosioni con l’emissione di altro gas.
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