SOLE, raggi ultravioletti e indice UV: tutto quello che c’è da sapere
Con l’arrivo dell’estate e delle belle giornate, la maggior parte di noi si espone, prendendo il sole o semplicemente passeggiando all’aria aperta, a radiazioni e raggi UV. Il sole, infatti, emette radiazioni costituite dal “vento solare”, ossia particelle altamente energetiche costituite principalmente da protoni, elettroni e nuclei di elio, e da onde elettromagnetiche. La radiazione elettromagnetica del sole è costituita per il 99% da raggi visibili, ossia dalla luce, da radiazioni dell’infrarosso, che danno la sensazione di calore, e da un minuscola frazione di raggi UV, i raggi ultravioletti.
Nonostante siano solo una piccola parte, i raggi UV sono i più dannosi. I raggi ultravioletti, infatti, riescono a penetrare nei tessuti più in profondità, fino ad interferire con il codice genetico delle cellule. Per questo motivo gli UV possono favorire lo sviluppo di forme tumorali. L’esposizione prolungata a raggi UV porta anche alla comparsa di eritemi, scottature. I raggi ultravioletti, però, in piccole dosi, possono anche stimolare la produzione di vitamina D, utilissima per prevenire l’osteoporosi, il diabete di tipo 1, diversi tipi di tumori, ma anche la depressione.
Ma cosa sono i raggi UV?
I raggi ultravioletti cadono in una banda dello spettro elettromagnetico con lunghezza d’onda compresa tra 100 e 400 nm (nanometri, 1 nm = 10-9 m) o, equivalentemente, tra 0,1 e 0,4 µm (micron, 1 µm = 10-6 m). I raggi UV vengono classificati in UVA, UVB e UVC a seconda della loro energia e dalla loro capacità di penetrare nella cute.
- UVA: 400-315 nanometri
- UVB: 315-280 nanometri
- UVC: 280-100 nanometri
I più pericolosi sono gli UVC e UVB, detti anche raggi ultravioletti “duri” perché, per via di una lunghezza d’onda più corta riescono a penetrare più a fondo nei tessuti.
Raggi UV e lo schermo dell’ozono
Senza l’atmosfera, i raggi UV sarebbero molto più pericolosi per l’uomo. L’ozono presente in atmosfera, infatti, riesce ad assorbire e retro-diffondere verso lo spazio gran parte degli UV provenienti dal sole. Questa barriera di ozono, presente tra gli 11 e i 15 chilometri di altezza, e l’ossigeno frena completamente i raggi UVC e circa l’80-89% dei raggi UVB. I raggi UVA, invece, riescono ad attraversare indenni l’atmosfera. Dei raggi ultravioletti provenienti dal sole, infatti, solo i raggi UVA e (in piccola parte) UVB raggiungono la superficie terrestre. Una riduzione della concentrazione di ozono in atmosfera (buco dell’ozono) potrebbe quindi far aumentare la quantità di radiazione UV in arrivo dal sole, con maggiori rischi per la nostra salute.
Gli UVA costituiscono il 95% degli ultravioletti che arrivano sulla Terra: arrivano a tutte le latitudini e durante tutto l’arco dell’anno, e sono in grado di attraversare le nuvole e il vetro. Gli UVA sono dannosi per la pelle: sono la causa principale dell’invecchiamento prematuro della pelle e sono responsabili delle forme cancerogene come il melanoma e il carcinoma cutaneo a cellule basali. Stimolano la riattivazione della melanina riattivando la reazione dell’abbronzatura, ma non provocano eritemi o scottature.
Il restante 5% è costituito dai raggi UVB, più energici degli UVA e presenti soprattutto durante l’estate e nelle ore più calde della giornata. Gli UVB sono responsabili degli eritemi e delle scottature e anch’essi causano danni anche a lungo termine aumentando il rischio di tumori della pelle.
Cos’è l’Indice UV e da cosa dipende?
Per conoscere la quantità di radiazione ultravioletta in arrivo in un determinato luogo, è possibile consultare l’indice UV. Questo indice, sviluppato in collaborazione con l’OMS, l’UNEP (Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite) e l’ICNIRP (Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non-Ionizzanti), è stato pensato per aumentare la consapevolezza della popolazione sui rischi di una eccessiva esposizione alla radiazione solare.
L’indice UV è molto chiaro e spazia da 0 a 15 o 16: più è alto il valore, maggiore è il potenziale danno per la salute della pelle e degli occhi in un tempo più breve. Ai tropici, con sole allo zenit, l’indice UV raggiunge il valore 15 o 16, in Italia invece si ferma a 10. Durante la giornata l’indice UV cambia e raggiunge il picco durante le ore centrali della giornata. Quando il sole è più alto, infatti, i raggi compiono un percorso più breve dentro l’atmosfera, e per questo tra le 11 e le 13 arrivano dal 20 al 30 % degli UV.
L’indice UV cambia anche nell’arco delle stagioni e dipende dalle condizioni meteo. In Italia e, più in generale nelle regioni temperate, gli UV raggiungono la massima intensità in estate e la minima in inverno. Anche le condizioni meteo posso influire. Le nuvole possono infatti diminuire l’intensità dei raggi UV, con un calo che va dal 10% in presenza di velature al 70% con cielo coperto.
I raggi UV sono molto più pericolosi in montagna che al mare. La radiazione ultravioletta aumenta con l’altitudine. In una settimana trascorsa a 2000 metri di quota a luglio si riceve una quantità di UV simile a quella che si assorbe durante 3 mesi di mare. Anche durante l’inverno i raggi UV sono più “forti” in montagna: nel trimestre invernale si riducono di 8 volte in montagna e di 16 volte in pianura. Inoltre, bisogna contare gli UV riflessi: al mare la sabbia riflette circa il 25% dei raggi UVB, mentre la neve in montagna ne riflette circa l’80%.
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