INCENDI spuntano dai GHIACCI dell’ARTICO
Questo tipo di incendi si verifica con maggiori probabilità nelle zone che, negli anni precedenti, hanno registrato vasti roghi
Incendi spuntano dai ghiacci dell’Artico. Sono sempre di più, infatti, i roghi registrati nel Circolo Polare Artico. È quanto emerge da uno studio del Copernicus Atmosphere Monitoring Center. La ricerca ha preso in esame il periodo 2003-2019. Si tratta di incendi del tutto particolare. Roghi che “covano” sotto il ghiaccio. Incendi che sopravvivono durante l’inverno sotto le nevi. E riemergono quindi la primavera successiva. Qual che succede in Alaska è un esempio eclatante. Li chiamano “incendi zombie”. Proprio perché, a un certo punto, si risvegliano. In questi giorni si sono risvegliati nel Circolo Polare Artico. Una zona che ha registrato un aumento delle temperature senza precedenti nel 2019. Il Copernicus Atmosphere Monitoring Center li sta studiando attraverso i dati forniti dal satellite.
Daily total intensity of #ArcticWildFires increased well above 2003-2019 average on 8 June 2020 in #Copernicus Atmosphere Monitoring Service GFAS data based on MODIS 🛰️ active fire obs. Latest daily chart at https://t.co/sg4JQIVptp & more info at https://t.co/eb31VObkdM pic.twitter.com/NQqgzp6Zrh
— Mark Parrington (@m_parrington) June 9, 2020
Appena la neve si scioglie, moltissimi incendi spuntano dai ghiacci dell’Artico
Incendi spuntano dai ghiacci dell’Artico. Sembra incredibile, ma è proprio così. Questi incendi sopravvivono per mesi sotto terra. Specialmente sotto le fitte torbiere. parliamo di zone umide, composte da piante molto vecchie e decomposte. Questi incendi “latenti” prendono vita quando il clima si fa più caldo e secco. Ecco perché il termine “Zombie” è sicuramente il più appropriato. “Il termine Zombie descrive perfettamente il comportamento di questi incendi”, dice Thomas Smith, assistente di Geografia Ambientale presso la London School of Economics. “All’improvviso si rianimano, e sono difficilissimi da estinguere“. Nell’aprile di quest’anno, due tecnici dei Vigili del fuoco stavano perlustrando in motoslitta la zona vicino a Willow, in Alaska. All’improvviso sono finiti in mezzo agli incendi zombie. Parliamo di roghi che, in quel caso, erano iniziati nell’agosto 2019. La combustione dei materiali che giacciono sottoterra trasforma rapidamente il materiale stesso, formando nuovi incendi.
Traces of smoke from Sakha Republic & Chukotka #ArcticWildFires predicted over the Arctic Ocean in latest #Copernicus Atmosphere Monitoring Service aerosol optical depth forecast valid for 03UTC on 10 June https://t.co/248qWnjG83 @siberian_times pic.twitter.com/QX3BEkoQFs
— Mark Parrington (@m_parrington) June 10, 2020
Questo tipo di incendi si verifica con maggiori probabilità nelle zone che, negli anni precedenti, hanno registrato vasti roghi
“Gli incendi zombie iniziano a bruciare non appena la neve si scioglie”, dice Jessica McCarty, ricercatrice che studia i fuochi nell’Artico e assistente presso il Dipartimento di Geografia dell’Università di Miami. “Questo tipo di incendi si verifica con maggiori probabilità in zone che, negli anni precedenti, hanno registrato vasti incendi. Tutta colpa della terra bruciata. Sui resti delle fiamme precedenti, infatti, si sviluppano nuove fiamme. È come se l’incendio, anziché estinguersi del tutto, alla fine sopravvivesse. Non appena si sviluppa un nuovo incendio, per la vegetazione secca presente al suolo è la fine”. Certo, non si può affermare con certezza che tutti gli incendi sviluppatisi al Circolo Polare Artico siano incendi zombie. Alcuni roghi possono avere origine dolosa. Per far spazio a terreni agricoli, per esempio. Gli incendi zombie, comunque, restano un fenomeno di grande interesse scientifico e non poco preoccupante per l’ambiente.
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